# 28 – Imboscate

Guest Star:

di Carmelo Mobilia & Mickey

 

Nelle puntate precedenti: Ormai da mesi l’organizzazione criminale guidata dal famigerato Signore del Crimine e da Hobgoblin sta mettendo a ferro e fuoco San Francisco in una sanguinosa guerra per il territorio. Il Ragno Rosso ha cercato di fermarne l’espansione ma senza successo. Allora ha chiesto aiuto alla sua amica Jessica Drew – la Donna Ragno – per aiutarlo a scoprire chi si nascondeva sotto la maschera del folletto incappucciato, ma per scoraggiarne il prosieguo delle indagini il criminale fa violentare Lindsay McCabe, la socia ed amica di Jessica. In suo soccorso è arrivato anche il mutante Wolverine, che si è unito ai ragni per la caccia al criminale. Il canadese seguendo una pista riesce a trovare l’appartamento in cui si nasconde Hobgoblin, ma questo salta per aria in una fragorosa esplosione....


California Street, San Francisco.

Il boato si udì per lunghi chilometri dell'arteria di San Francisco. Il denso fumo nero aveva riempito quasi tutto il Richmond District. L’esplosione aveva distrutto l’appartamento e gran parte dell’ultimo piano della palazzina. Il muro di fiamme che s’era sollevato aveva richiesto il tempestivo intervento dei vigili del fuoco, che avevano domato l’incendio. Ormai rimanevano solamente le pareti annerite e la fuliggine che riempiva l’aria e appestava i polmoni degli agenti dell’unità CSI arrivate sul posto per le consuete indagini. Tra loro, l’agente Ben Reilly. Per lui sembrava una consueta giornata di lavoro; non sapeva che invece avrebbe segnato una svolta nella sua vita.

 <Dio, che botto... hai mai visto nulla del genere, Reilly?> chiese un collega.

<Purtroppo sì, Larry.... > rispose, sospirando, senza alludere in modo esplicito a tutti i ricordi da uomo-ragno che infestavano la sua mente.
<E' un lavoro da professionisti. Il punto in cui è stata piazzata la carica, il materiale usato... tutto per dare il massimo effetto con il minimo danno per il palazzo> rimarcò l'artificiere del gruppo <Bisogna capire chi è potuto entrare per operare così indisturbato. Dobbiamo fare interrogare i vicini, se hanno visto qualcosa>
<O se conoscevano chi abita qui.
Se ci abita qualcuno. Da quello che si può recuperare, sembra una casa vissuta> ipotizzò Ben, facendosi strada tra i resti di un armadio pieno di vestiti.
<Confermo. Comunque siamo stati fortunati noi e gli inquilini... non ci sono morti>
<Ma ci sono tracce di sangue fresco.> fece notare il tessiragnatele in divisa, chinandosi per raccogliere un campione da un battiscopa. <Qualcuno l'avrà pur fatto scattare o brillare. E chi se l'è scampata ha preferito darsela a gambe. Dobbiamo fare un controllo incrociato con i pronto soccorso della città, potrebbe trattarsi dell'incendiario stesso, per un incidente...>
Improvvisamente, il senso di ragno di Ben cominciò a pizzicare all’impazzata: c’era qualcosa di fuori che lo aveva messo in allarme. L’attentatore, forse? Doveva assolutamente uscire fuori a scoprirlo.

<Uh, scusate, ragazzi> bofonchiò <ma devo uscire un momento.>

<Che ti è preso, Reilly?>

<Torno subito, davvero....> disse, borbottando una scusa e prendendo l’uscita.

<Credevo che avesse esperienza nel campo... invece ha lo stomaco debole...> disse Larry.

Ben scese in strada, cercando la cosa o la persona che stava facendo scattare il senso di ragno. Il pizzicore lo stava guidando verso un vicolo poco distante da lì.  Tutti i presenti stavano con il naso all’insù a fissare l’appartamento distrutto, e nessuno sembrava prestare attenzione al biondo poliziotto. Ben si addentrò lentamente nella stradina, pronto a reagire. Dietro ad un cassonetto trovò la “cosa” che gli fece scattare l’allarme: era completamente ustionato, la pelle gli mancava in gran parte del corpo; aveva estratto i suoi artigli e continuava a sfregarli tra loro, come in un gesto nervoso fatto per scaricare la rabbia o il dolore.

<Wolverine?> domandò incredulo Ben.

<Sì... sono io, ragno. Ho riconosciuto il tuo odore, anche attraverso il fumo. Non so bene come funziona quel vostro sesto senso, ma so che avete una sorta di capacità precognitiva.>
Lo scoppio della bomba lo aveva preso in pieno, ma il suo fattore rigenerante s’era già messo al lavoro, salvandogli la vita e iniziando a guarirlo lentamente.
<Hai bisogno di un'ambulanza.> gli disse Ben, mettendogli il suo giubbotto blu sulle spalle.

<Non serve.> rispose Logan, ritraendo gli artigli < Tra poco starò bene....>

<Cos’è successo?>   

<L’avevo inchiodato. Il bastardo... viveva lì.>

<Hobgoblin?>

<E di chi sto parlando, secondo te?> gli rispose furioso <Proprio lui.  Ho trovato il suo arsenale, il suo costume... tutto. Ma l’ho sottovalutato. Ha piazzato un ordigno di sicurezza, ma ne ho avvertito la presenza troppo tardi, e me l’ha fatta.> disse digrignando i denti per il dolore. <Comunque adesso ascoltami ragazzo. Possiamo ancora stanarlo. L’appartamento era a nome di Dennis Rush. Chiedi a Jessica di scoprire tutti i movimenti di questo tizio. Se è come sospetto, “Rush” è lo pseudonimo utilizzato dal tuo amico Levins, e se lo troviamo... becchiamo Hobgoblin.>

<D’accordo, allora. Ci vediamo da Jess questa sera. Sei sicuro che non ti serva aiuto?>

<No. Ora va'... torna al lavoro.>

Quella sua mutazione mutante poteva forse rigenerare ogni danno subito, ma sembrava non fosse molto efficace sul dolore. Quel tizio doveva aver sofferto le pene dell’inferno.

Ben non conosceva bene Logan quanto Peter: c’era qualcosa in lui che lo inquietava ma allo stesso tempo era pervaso da una strana aura d’onore che gli faceva guadagnare il suo rispetto.

 

San Francisco Women Against Rape.

 

Ignara di quanto stava accadendo al suo ex ragazzo, Helen Spacey proseguiva nella sua professione in quella casa di accoglienza per donne. Era un lavoro molto duro che la metteva davanti a storie terribili, ma almeno le permetteva di non pensare a Ben. Ogni volta che lui le tornava in mente infatti si rattristava, e a nulla servivano i consigli della sua amica Jen Cooke.

Certo che era ancora arrabbiata con lui. Diavolo, era furiosa. L’aveva tradita e la cosa la feriva nel profondo. Ma non poteva negare che Ben le mancava. Il loro legame, d’altronde, non era certo dei più comuni... entrambi cloni di due fidanzati newyorkesi, costretti a venire in California per cambiare vita e tagliare i ponti col passato. Come spiegare a qualcun altro che possiedi ricordi di una vita che appartiene ad un'altra persona? Essere vaghi sul proprio passato, senza mai rivelare troppi dettagli... solo Ben la capiva fino in fondo. E questo era solo uno dei mille motivi...  la realtà è che ne era ancora profondamente innamorata, seppur furiosa con lui.
La sua attenzione venne attratta dal tono di voce di Jen. Di solito la sua voce nera era calda e accogliente, un balsamo per le orecchie delle donne che si rivolgevano a loro. L'aveva sentita alterata solo quando qualche bastardo che aveva fatto del male a una loro cliente la faceva franca di fronte alla giustizia.
<... non credo sia il caso!> concluse il suo capo, al di là della porta.
<Lo lasci decidere a lei> le venne risposto da un'altra voce familiare, al cui suono Helen si alzò e si presentò nell'altra stanza con uno scatto secco.
<Stai parlando di me, Elisabeth?>
<Ciao, Helen. Possiamo parlare?>
<Solo perché sotto questo tetto non nego mai il mio tempo a una donna. Jen... grazie, se ho bisogno ti faccio un fischio>
L'afroamericana scrollò le spalle, visibilmente perplessa.
<Cosa c'è? E' successo qualcosa a Ben?>

<No, non ho notizie, a malapena mi rivolge la parola. E lo capisco. Ti capisco. Però la situazione è assurda. Hai tutte le ragioni del mondo a essere ferita, a fare la dura... ma lasciati andare.>
<Vuoi venirmi a dire cosa devo fare?>
<Sì> replicò la rossa, risoluta. <Forse parlo così perché sono da sempre innamorata di lui e ormai sono convinta che non amerò mai nessun altro in vita mia. Ben Reilly è... unico. Sotto ogni punto di vista. E ti ama. Credimi, mi duole dirlo, ma ti ama. Se lo lasci sfuggire... sei una sconsiderata. E sarebbe uno schiaffo alla miseria.>
Helen Spacey strabuzzò gli occhi. Non si aspettava certi discorsi dalla sua rivale sentimentale.

<Ma... anch'io sono unica e speciale. E posso trovare qualcuno che mi apprezzi di più>
<Sì, sarai bella, e intelligente... ma quello che avete voi è irripetibile. Se mi sono presa la briga di venirti a dire queste cose, contro il mio interesse, ci sarà un motivo, no?>

<E' quello che sto cercando di scoprire>
<Anch'io ci sarei stata male da cani se mi avesse tradito... ma tutti... persino gli eroi possono sbagliare. E purtroppo, per lui non ha significato niente. So che ti fai altri mille pensieri, che in qualche modo io e lui continueremo a vederci per via di David... ma è tutta un'altra faccenda. Me l'ha fatto capire chiaro e tondo che non mi perdona di averlo trascinato in quest'errore e che le uniche parole che mi rivolgerà d'ora in poi riguarderanno solo il bambino...>
Man mano che parlava, la voce diventava sempre più tremula e gli occhi le luccicavano. Helen prese un respiro prima di risponderle e, in una certa misura, difenderla.

<Le responsabilità, in questi casi, sono da dividere a metà. Se la prende con te per non prendersela con se stesso..?>
Il telefono prese a squillare. All'altro capo poteva esserci qualcuna bisognosa di aiuto.
<Devo rispondere>.
<Ok... ascolta, ti ho detto quello che avevo da dirti. Adesso sta a te. Ti lascio lavorare>
In tutta risposta, Helen annuì e si scapicollò per rispondere alla cornetta. Anche se ormai era troppo tardi, perché avevano riattaccato, finse di iniziare una conversazione e salutò con uno sguardo ambiguo Elisabeth Tyne, che si congedò oltre la porta.
Aveva bisogno di restare da sola e pensare.

 

Ufficio “Drew & McCabe Investigazioni”.

 

Per il bene della sua identità quasi-segreta, non era la più saggia delle idee utilizzare il tetto del palazzo dove Jessica Drew lavorava per una riunione tra supereroi, ma in tempi di crisi non si poteva badare a tutti i dettagli.
I suoi due amici erano lì ad attenderlo, entrambi in costume; quello marrone di Wolverine lasciava le braccia scoperte e non riportava il minimo segno di bruciatura. Nemmeno una minuscola cicatrice. Era incredibile, anche per gli standard del Rosso.

<Ben arrivato> lo accolse Jessica <Ho ottime notizie. Logan mi ha detto tutto, e stando ai contatti che ho nel giro della mala, abbiamo fatto centro. Questo “Dennis Rush” è uno che viene da New York...  mi sono fatta fare un identikit e ho chiesto a Sabrina Morrell di controllare nel loro database, e indovina un po’?  Pare che questo tizio sia in realtà Steven Levins, meglio noto al FBSA con il nome di Jack Lanterna...>

<Levins....  ma allora era vero...> rispose il Ragno, lisciandosi il mento.

<La cosa ti quadra?> domandò Wolverine.

<Eccome. Avevo sentito da una mia fonte che Levins potesse essere in città....  e la cosa calza alla perfezione con quanto sta accendo negli ultimi mesi. Penso che siamo sulla pista giusta.>

<Cosa te lo fa credere?> chiese ancora il canadese.

<Forse voi non lo saprete, ma già il primo Jack Lanterna... Jason Macendale... assunse l’identità di Hobgoblin, tempo fa.> disse il Rosso, pescando da ricordi ereditati e da ricerche d'archivio <Quindi figuratevi se mi meraviglio che qualcuno abbia seguito la stessa strada. E c’è dell’altro... è da un po’ che ho questa sensazione, ma è tutto un ripetersi di eventi per me, una continua sensazione di dejà vu... >

<Sii più chiaro, cosa intendi?>

<Dunque, per prima cosa, neppure l’alias del “Signore del Crimine” è una novità. Molti anni fa a New York c’è stato un tale che aveva adottato questo stesso pseudonimo e tentato la scalata al mondo della mala. In più il modo di agire di quello attuale mi ricorda decisamente quello di un altro boss della Mela.... la Rosa. Te lo ricordi, Jess?>

<No, non ero a New York in quel periodo.> disse Jessica <Mi ero da poco trasferita a Madripoor con Lindsay.>

<Beh, a quei tempi la Rosa intraprese una sanguinosa guerra tra bande per il controllo della criminalità. Proprio come ha fatto quello attuale prima con Tarantula Nera e poi con Damon Dran. E provate ad indovinare chi era il suo braccio destro?>

<Hobgoblin.> disse Wolverine, senza esitazione.

<Una bambolina per il signore.> annuì il Ragno Rosso.

<Capisco a che cosa stai alludendo.> disse la Donna Ragno <E' tutto un gioco di emulazioni, cercano di ripetere gli exploit newyorkesi in una nuova piazza, e Levins ci sta a pennello, vista la sua storia personale. Del resto, nessuno se l'era filato quando ha tentato di essere Jack Lanterna... ora starà vivendo il suo momento di gloria.>
<Va bene, tutto torna> li zittì a modo suo Wolverine <Quello che a me non torna è che la gente non sta bene di testa, se pur di mettersi un costume addosso s'inventa tutti questi giri mentali. Senza offesa, eh.>

Per fortuna Logan non poteva vedere i loro sguardi di disapprovazione, mista a imbarazzo, al di là delle maschere.
<Propongo di dividerci e andare a cercarlo.>

<D’accordo. Io andrò a cercarlo nella zona di Castro.> esclamò la Donna Ragno.

<Io mi recherò a Fisherman's Wharf.> disse Logan <E deve pregare che non sia io a trovarlo.>

<D’accordo. Io mi recherò verso la baia. Se trovo qualcosa che assomiglia al nostro amico vi faccio uno squillo.>

Si scambiarono un cenno e si divisero, ognuno per la sua strada.

 

Covo del Signore del Crimine. Quartiere di Sunnydale.

Rilassati, liberi dalle loro maschere, Hobgoblin e il Signore del Crimine erano agli sgoccioli di un veloce e segreto briefing a due - del genere che gli altri membri dei Sinistri Sei non gradivano particolarmente per gelosia.
<Dobbiamo già andare in posizione?> chiese conferma il Folletto.

<Sì. Chiama a raccolta gli altri. Non sappiamo quando abboccherà il pesce: potrebbe metterci un'ora come una settimana. Dovremo avere pazienza e farci trovare pronti.>
<Avremmo dovuto reclutare qualcuno con il teletrasporto, per tagliare la testa al toro.>
<Me lo annoto per il futuro> disse il boss, senza lasciar trasparire se fosse sarcastico o meno. <Rallegrati, perché domani potrebbe essere il giorno in cui porterai in trionfo per i cieli di San Francisco il cadavere del Ragno Rosso.>

 

Hunters Point Boulevard.

Secondo le statistiche, per una serie di complicate ragioni, questa zona della città conteneva la più alta concentrazione di ragazze madri di tutti gli Stati Uniti d'America. Secondo il punto di vista borghese, questo si traduceva in un alto indice di povertà e degrado.
Non a caso Elisabeth Tyne viveva qui al suo arrivo a San Francisco, prima che Ben Reilly la costringesse con le buone a levare le tende. Per questo conosceva bene la zona, e sapeva anche a che porte andare a bussare.
Era da tempo che voleva dar fastidio a Paco "El Gordo", un pappone locale che approfittava delle disperazione delle giovani ragazze per costringerle alla prostituzione. Rispetto ad altri delinquenti, però, non spacciava droghe, non si dava a crimini efferati... insomma, c'era decisamente di peggio in circolazione. E Ben non aveva mai avuto una posizione ferma sulla prostituzione; egli stesso per primo aveva fatto i lavori più strani per sopravvivere, o aveva fatto scelte poco consone, nei suoi anni di esilio, quindi non aveva il diritto di giudicare in quel senso. Se Helen avesse saputo del trattamento di favore riservatogli, avrebbe avuto ancora più motivo di non rivolgergli la parola.
Il Ragno Rosso rimase ben impressionato dalla prontezza di riflessi di Paco e di suoi due scagnozzi. Non appena si era appollaiato sul davanzale della finestra del suo ufficio di copertura, i tre criminali avevano sì subito un certo spavento, ma con un gesto automatico avevano sguainato ognuno la propria pistola e sparato tre colpi al suo indirizzo.
Niente di difficile da evitare con il Senso di Ragno e un'agilità circense. Scivolando sul pavimento, l'arrampicamuri disegnò un cerchio con le gambe, colpendo le gambe dei suoi assalitori e facendoli rovinare per terra. Tre tele a impatto li immobilizzarono prima che potessero rialzarsi del tutto.
<Ma che diavolo..?!>
<Caro Paco, ti avevo lasciato in pace fino ad oggi... e se vuoi che continui così devi darmi qualche informazione.>
<Sei matto? Che cosa vuoi da me?> chiede l'interpellato in un perfetto inglese dal fiero accento ispanico.
<Il Signore del Crimine spadroneggia anche da queste parti?>
<Un po' dappertutto> ammise Paco, tentando ancora a vuoto di divincolarsi dalla ragnatela <Ma io sono un pesce piccolo, non posso aiutarti!>
<Ho bisogno di una pista per stanare lui o Hobgoblin, il suo scagnozzo. Ti dice niente il nome "Steven Levins"?>
<Chi?>
<Jack Lanterna?>
<Mi picchi se dico che non so di che cosa parli?>
<Se non sai niente, hai qualcuno a cui chiedere?>

<Io... posso fare un giro di telefonate.>
<Sono contento che ci intendiamo.>
<Ma... non posso... le mani..!> allude, sollevando a stento le braccia da sotto l'intrico di filamenti appiccicosi.
<Ci penso io.>
I cinque minuti successivi videro la bizzarra scena per cui il Ragno Rosso selezionava numeri nella rubrica del Gordo e gli manteneva il cellulare vicino a orecchio e bocca per farlo interloquire con altri malviventi. Ci vollero quattro telefonate prima di ottenere qualcosa:
<Ok, allora... pare che nell'ospedale abbandonato ci siano movimenti strani di tizi in costume... probabilmente quell'Hobgoblin.>
<Non lo conosco, dammi un indirizzo.>
Paco gli spiegò a che posto si riferisse.
<Per questa volta mi accontenterò. Buona serata, ragazzi!> stava per congedarsi, sulla soglia della finestra.
<Ehi, aspetta! Ci lasci così?!>
<Come, non lo sai? Tra mezz'ora la ragnatela dovrebbe dissolversi. Bye!>
A New York non c'era più bisogno di spiegare certe cose.

 

Ex Public Health Service Hospital, Presidio of San Francisco.

Erano vent'anni che questo ospedale era stato messo in piedi, ma abbandonato prima che potesse essere in funzione, per il classico giro di intrecci politici ed economici. Nel corso del tempo, era diventato un simbolo per gli artisti di strada e un rifugio per i senzatetto.
Il Ragno Rosso iniziò a convincersi della fondatezza della soffiata quando, al suo arrivo, notò alcuni barboni levare le tende in tutta fretta.
Fu quasi distratto all'interno dalla pletora di graffiti che tappezzavano le sue pareti: uno spettacolo affascinante che i benpensanti di sicuro non apprezzavano. Un minimo cenno del suo sesto senso lo riportò con i piedi per terra, letteralmente.

Grazie al Senso di Ragno, poteva giocare a una sorta di "Acqua, Fuochino, Fuoco" per risalire alla possibile fonte di un pericolo. Purtroppo non era una sensazione abbastanza definita da farlo arrivare a colpo sicuro.
Dovette battere palmo a palmo più piani, a piedi per gli spazi ristretti, prima di avvertire qualcosa di più marcato. Un certo disagio lo colse quando l'occhio gli cadde su alcuni tag di 3W, il membro dei Bloods divenuto l’ultima vittima del simbionte Carnage; per fortuna, i segni del tempo indicavano che non era l’espressione più recente del writer.

Non era quella la fonte del disagio.
Poi, di colpo, il silenzio, o perlomeno un improvviso attutimento. Come se qualcuno avesse messo sott'acqua la parte del suo cervello preposta ad avvertire il pericolo.
Doveva esserci qualcosa, dietro le porte di un'abortita sala operatoria, anche se non avvertiva abbastanza.
Come se entrasse in un saloon in un western da due soldi, il Ragno Rosso irruppe con un calcio... e non credette ai propri occhi. In fondo alla sala, nella penombra, riusciva a distinguere il costume grigio e arancione di Hobgoblin.
<Levins..!> esclamò, sorpreso, eppure con sicumera.
<Benvenuto nella mia trappola, Ragno Rosso. La velocità del passaparola non manca mai di sorprendermi.>
Il tessiragnatele trasalì a quelle parole, perché erano accompagnate dall’idea che stava succedendo tutto senza che ne accorgesse come avrebbe dovuto.
Le porte laterali si spalancarono da entrambi i lati.
Da sinistra entrarono Lady Octopus e lo Scarabeo, da destra irruppero Rhino e Boomerang.

<Salve, Ragno Rosso. Finalmente ci rincontriamo....> esclamò la donna coi tentacoli di metallo, che evidentemente non aveva dimenticato i suoi trascorsi con l’eroe.
"Come..? Com'è possibile che non avverto niente..?" si chiese, mentre cercava di indietreggiare.
Andò a sbattere contro una presenza improvvisa e, fino a un istante prima, invisibile. Il fumo iniziò a invadere il pavimento.
"Mysterio..! Che abbia il gas che sopprime il Senso di Ragno?" si domandò ancora in una frazione di secondo. Dopodiché non ebbe più modo di pensare, né ebbe più dubbi su ciò che gli era stato fatto.
Senza alcun preavviso, il Signore delle Illusioni lo colpì in pieno con una scarica energetica del proprio guanto, che lo scaraventò dritto nelle braccia di Hobgoblin.

<Hai finito di vivere, Ragno! Oggi è il giorno un cui chiudiamo tutti i conti!>

 Gli sferrò un calcio, lanciandolo in direzione delle donne dei Sinistri Sei.

Lady Octopus lo frustò per aria con i suoi tentacoli, lo raccolse da terra e lo lanciò di fronte a sé, verso gli altri due compagni di squadra.

<Prendetelo! > gridò la donna.

<Sta' tranquilla, ce l’ho!> gli rispose una voce maschile; un istante dopo, un boomerang esplosivo dell'omonimo criminale colpì in pieno il Ragno Rosso, che però non scampò alla carica di Rhino, che lo travolse ancor prima che potesse toccare nuovamente il pavimento.

<SEI MIO!!!>  urlò il coriaceo energumeno, colpendolo con inaudita violenza.

Al centro della sala, circondato dai Sinistri Sei, pesto come in rare occasioni, senza neanche la forza di chiamare i suoi colleghi, Ben Reilly si convinse che non avrebbe mai visto crescere suo figlio David.

 

CONTINUA!

 

Per qualche oscura coincidenza, sia l’Uomo Ragno (nella sua serie) che il nostro Ragno Rosso sono alle prese con il ritorno dei Sinistri Sei. Ma forse non dobbiamo essere sorpresi... come ha notato il nostro Ben, i piani del Signore del Crimine e di Hobgoblin ricalcano quelli dei loro emuli newyorkesi. Avranno più fortuna di loro nell’eliminare il nostro aracnide? Lo scoprirete nel prossimo episodio, intitolato “I Sinistri Sei Cavalcano Ancora”! J

 

Carmelo & Mickey